3 mar 2011

Belotti, il talebano dell'Atalanta che sogna di giocare 30"

Belotti, il talebano dell'Atalanta che sogna di giocare 30"

IL PERSONAGGIO. Leghista, assessore all'Urbanistica della Regione Lombardia, fan sfegatato dei nerazzurri, è finito al centro di un'indagine sul tifo violento: "Sono il primo caso di assessore indagato per essere tifoso". VIDEO E FOTO

03 marzo, 2011

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di LUIGI VACCARIELLO

Sesto piano di uno dei palazzoni di vetro che ospitano i nuovi uffici della Regione Lombardia a Milano. Nessuna statua di Alberto da Giussano sulla scrivania, ma una gigantografia di Cristiano Doni accanto al manifesto elettorale “Belotti Portaci in Europa” appeso alla parete. Benvenuti nell’ufficio di Daniele Belotti. Assessore, dall’aprile 2010, al Territorio e Urbanistica con delega sui rifiuti della giunta Formigoni per hobby, “Fondamentalista dell’Atalanta” per professione da sempre.

Professione che da inizio febbraio lo vede indagato (con tanto di perquisizione e sequestro del pc, ndr) nell’ambito di un’inchiesta, condotta dal Pm Carmen Pugliese, sul tifo violento degli ultrà atalantini: “Sono il primo caso di assessore indagato non per tangenti, ma per essere tifoso”. Più di 3200 amici su Facebook, un sito internet (anche in versiù’n Bergamasch), iPad sempre a portata di clic, 43 anni, 36 da abbonato nella Curva Nord dell’Atalanta “perché il vero tifoso dà il contributo alla squadra”, Belotti è uno dei politici più apprezzati della Lega Nord. Consigliere comunale a Bergamo dal 1989, braccio destro del ministro Calderoli, fondatore del movimento giovanile del Carroccio, speaker ufficiale dei raduni di Pontida, sogna la Padania ai Mondiali ma soprattutto 30 secondi anche in amichevole con la maglia della “Dea”.

Assessore, Lega significa anche Padania. Come la mettiamo?

“Ovvio, sogno di veder giocare la Padania ai Mondiali così come i catalani. Saremmo una Nazionale da semifinale”.

E Balotelli?

“Balotelli parla bresciano. E al centro della Nazionale padana, quella seria e non quella che si diverte oggi, ci starebbe benissimo”.

Cambiamo tema, da dove nasce l’amore per l’Atalanta?

“Stagione 1976/77. La malattia per la Dea nasce con la mamma, da ragazzino, anche se non c’è una ragione specifica. Probabilmente dal mio essere molto legato al territorio. Cosa che poi è avvenuta anche con la politica. Ho iniziato a fare trasferte con mia mamma all’età di 9 anni. Si partiva in auto alle 4 del mattino della domenica e si rientrava a notte fonda”.

E questa passione la sta tramandando anche ai figli?
“Certo. Queste sono cose che vanno tramandate. La cosa peggiore per me sarebbe che mia figlia mi portasse a casa un fidanzato comunista interista, milanista o juventino. Da quest’anno, dopo gli scontri di Alzano, sono stato costretto ad abbandonare la curva. Così ho fatto 4 abbonamenti, pagando, in tribuna parterre: l’unico posto dove si può ancora vedere la partita in piedi sotto la pioggia”.

Com’è il Belotti ultrà?
“Diciamo che ho vissuto diverse fasi. A 10 anni vendevo il giornalino della curva, a 20 organizzavo le trasferte, a 30 ho scritto un libro (“Atalanta folle amaro nostro” con prefazione di Glenn Peter Stromberg, ndr), a 40 ho preso un ruolo istituzionale che, oltre al fare da intermediario tra curva e forze dell’ordine, mi vede impegnato da 10 anni nell’organizzazione della festa della curva Nord: la festa della Dea, con cui facciamo anche tanta beneficenza. Se guarda le maglie de L’Aquila Rugby ci trova il logo della Curva Nord”.

Lei però è indagato per concorso esterno in associazione a delinquere. Attraverso due intercettazioni le vengono imputate grosse influenze sugli scontri del Berghem Fest dello scorso 25 agosto ad Alzano Lombardo e una manifestazione non autorizzata contro l’ex questore Turillo.
“Sono il primo caso di assessore imputato per essere tifoso. Per lo stesso reato per cui è stato poi condannato Cuffaro (anche se non è proprio così, l’ex governatore siciliano è stato condannato per “favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto istruttorio”, ndr). Sono molto tranquillo, sono convinto che saranno quelle due stesse intercettazioni a scagionarmi. Ho già chiesto tramite i miei legali un incontro al Pm Pugliese. Nel frattempo il Gip ha già rigettato l’associazione a delinquere. Comunque, non ho mai visto nessun politico essere indagato per aver chiesto le dimissioni del questore, richiesta peraltro mai avanzata dal sottoscritto”.

Sbaglio o diversi questori hanno fatto spesso riferimento a lei nei rapporti con gli ultrà?
“E’ vero. E’ da 20 anni che questori e prefetti fanno riferimento a me per i rapporti con i tifosi dell’Atalanta. Ho questo ruolo istituzionale, di trait d'union, dal 1995. Sono un curvaiolo che cerca di far ragionare i più facinorosi ed è una cosa risaputa in città. Ci ho sempre messo la faccia. Sono per il dialogo, per la mano testa e il pugno di ferro. Mi spiego: se uno sbaglia deve pagare. E’ una responsabilità che mi hanno attribuito altri. Non a caso sono più famoso come tifoso dell’Atalanta che come politico”.

Ad Alzano Lombardo c’erano anche i ministri Maroni, Calderoli e Tremonti. Come ha reagito il partito quando ha saputo che era indagato?
“L’ho informato subito. Ho chiesto di non rilasciare dichiarazioni pubbliche. So di aver messo in imbarazzo il partito. Ho ricevuto comunque tanti messaggi di solidarietà”.

Maroni significa anche tessera del tifoso. Quella poco digerita dagli ultrà.
“Già. La tessera del tifoso, che altro non è che una carta d’identità per lo stadio, la ritengo un’esasperazione da una parte e dall’altra. E’ uno strumento positivo, ma c’è assolutamente qualcosa da correggere”.

Se le dico 11 novembre 2007, che le viene in mente?

“Un gran casino. E’ il giorno della morte di Gabriele Sandri. Ero in curva, il clima era teso, c’era il tutto esaurito. La partita con il Milan è molto sentita. Gli ultrà dell’Atalanta sono i più intransigenti d’Italia. La mentalità ultrà imponeva: questa partita non si deve giocare”.

La partita fu sospesa, perché non faceste niente per impedirlo?

“Nessuno era in grado di prendere in mano la situazione. Mancavano gli uomini di grande personalità. Erano tutti diffidati. A distanza di anni mi viene da dire che la colpa grossa della curva, e mi ci metto dentro pure io, è stata quella di non aver avuto il coraggio di provare a fermare quelli che hanno fatto casino”.

Gli idoli calcistici di Belotti?

“Cristiano Doni è un grande, anche se il primo anno doveva farsi perdonare il fatto di essere stato uno del Brescia. Il primo mito però è stato Ezio Bertuzzo. Poi Caniggia, un fuori di testa totale. Non dimentichiamo Makinwa, scrivilo: mi ha regalato emozioni incredibili”.

Pronostico secco. L’Atalanta di Colantuono va in Serie A?
“Sono esaltato dalla gestione Percassi. Mi considero già in Serie A. E ti dico di più, in tre anni saremo in Champions. A me interessa vincere. La cosa peggiore è sentirsi dire: avete giocato bene, ma avete perso”.

Chiudo il taccuino e dopo aver sondato le conoscenze degli inni di Atalanta, Italia e Padania dell’assessore, mentre mi accompagna alla porta Belotti mi svela il suo sogno da bambino: “Giocare anche per pochi secondi con la maglia dell’Atalanta”. A quel punto non posso esimermi dal registrare questo video messaggio. Presidente Percassi c’è posta per lei.



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