La Nato: "Pronti ad agire in Libia". Ma la Francia frena
Per Parigi “l’Alleanza non avrà un ruolo politico”. I caccia della coalizione dei volenterosi su Misurata. Gheddafi: "Vinceremo, i missili mi fanno ridere". In Italia Pdl e Lega raggiungono l'accordo per una risoluzione comune. LO SPECIALE
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L'intervento militare internazionale; la determinazione dei ribelli che lottano fino allo stremo contro Gheddafi; la resistenza proclamata dal Colonnello, che ha arringato la folla di sostenitori dichiarando: "le bombe della coalizione mi fanno ridere" (guarda il video in alto); la discesa in campo della Nato. Sono questi i temi che caratterizzano il quinto giorno dell'operazione Odissea all'alba.
Continua l'azione dei "volenterosi" - Prosegue, infatti, l'intervento dei "volenterosi" sulla Libia. I caccia della coalizione internazionale hanno attaccato le brigate fedeli a Muammar Gheddafi, che circondano la città di Misurata, in Tripolitania. Qui, da giorni, gli oppositori al regime sono sottoposti a una massiccia offensiva da parte dei sostenitori del Raìs.
Fonti mediche riferiscono che il totale dei morti accertati nella città assediata è salito a 57, tra questi ci sarebbero anche bambini.
Proseguono anche i decolli dalla pista dell'aeroporto militare di Trapani-Birgi (guarda i video) dalla quale sono partiti sei Eurofighter. Ma dal comando della base del 37/mo stormo dell'Aeronautica militare vige il massimo riserbo sulla loro destinazione.
Francia: ruolo tecnico per la Nato - Sul fronte diplomatico, invece, resta da chiarire la questione del comando dell'operazione Odissea all'alba.
Dopo l'accordo politico tra Usa, Francia e Gran Bretagna sulla discesa in campo dell'Alleanza atlantica nelle operazioni militari in Libia, restano molte questioni da risolvere
La Francia, paese che più ha premuto per l'intervento militare, ha infatti dichiarato che la Nato non assumerà la "guida politica" della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi: lo ha puntualizzato mercoledì 23 marzo Francois Baroin, portavoce del governo francese. Quello dell'Alleanza Atlantica, ha spiegato Baroin al termine della seduta settimanale di gabinetto, "sarà un ruolo tecnico", cioè essenzialmente operativo e circoscritto alla pianificazione e alla logistica, ma non decisionale.
La Nato, ha precisato, interverrà in Libia come "strumento di pianificazione e di condotta operativa" nell'applicazione di una no-fly zone aerea.
La Nato: "Pronti ad agire" - Da parte loro, i comandi dell'Alleanza si dicono operativi sin da subito: "La Nato è pronta ad agire se e quando sarà richiesto", ha affermato il portavoce della Nato, Oana Lungescu, sull'accordo raggiunto tra Usa, Gb e Francia per un'entrata in campo dell'Alleanza nelle operazioni militari in Libia con un ruolo chiave.
"I piani sono pronti, ma perché siano lanciati serve il consenso di tutti i 28 partner e le discussioni sono ancora in corso", ha aggiunto la portavoce.
All'Italia toccherà il comando marittimo dell'embargo armi - E proprio nell'ambito Nato l'Italia avrà un ruolo di primo piano nella missione per il rispetto dell'embargo delle armi, con il comando della componente marittima della missione in Libia.
Lo riferisce il colonnello Massimo Panizzi, portavoce del presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola. "Per l'embargo delle armi è stata decisa una operazione da parte della Nato che avrà il contributo di diverse nazioni e vedrà l'Italia come una componente molto importante", ha detto Panizzi. A Napoli c'è un comando, diretto da un generale americano, la cui componente marittima è comandata dal contro ammiraglio Rinaldo Veri", ha aggiunto il colonnello.
Intesa Pdl e Lega sulla risoluzione - Anche il dibattito politico italiano resta incentrato sulla missione libica. Nel corso del vertice di mercoledì 23 marzo, al quale hanno partecipato i capogruppo di Camera e Senato di Pdl e Lega, è stato raggiunto l'accordo per una risoluzione unica della maggioranza di governo sulla questione libica. (LA SCHEDA)
La Lega Nord, da subito critica verso la partecipazione dell'Italia alla coalizione di paesi che hanno attaccato le forze libiche in applicazione della risoluzione dell'Onu sulla no-fly zone e la protezione dei civili, già martedì 22 marzo aveva fatto sapere di essere disponibile a votare una mozione parlamentare sull'intervento italiano purché tale mozione indicasse espressamente anche l'impegno a una "difesa dei confini" nazionali dalla minaccia dell'immigrazione e l'impegno del governo a tutela degli accordi energetici.
Liberati i 3 giornalisti occidentali - Intanto, sono stati liberati nella notte tra il 22 e il 23 marzo a Tripoli i tre giornalisti occidentali - due reporter dell'agenzia France Presse e un fotografo della Getty Images - arrestati il 19 marzo dalle forze libiche presso Ajdabiya, nell'est della Libia.
Lunedì 21 marzo è avvenuto anche il rilascio di quattro giornalisti del New York Times arrestati dalle forze leali a Muammar Gheddafi una settimana prima. "Torture psicologiche e molestie sessuali", così i cronisti raccontano il loro periodo di detenzione nelle mani ai fedelissimi del rais.
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Proseguono anche i decolli dalla pista dell'aeroporto militare di Trapani-Birgi (guarda i video) dalla quale sono partiti sei Eurofighter. Ma dal comando della base del 37/mo stormo dell'Aeronautica militare vige il massimo riserbo sulla loro destinazione.
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La Francia, paese che più ha premuto per l'intervento militare, ha infatti dichiarato che la Nato non assumerà la "guida politica" della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi: lo ha puntualizzato mercoledì 23 marzo Francois Baroin, portavoce del governo francese. Quello dell'Alleanza Atlantica, ha spiegato Baroin al termine della seduta settimanale di gabinetto, "sarà un ruolo tecnico", cioè essenzialmente operativo e circoscritto alla pianificazione e alla logistica, ma non decisionale.
La Nato, ha precisato, interverrà in Libia come "strumento di pianificazione e di condotta operativa" nell'applicazione di una no-fly zone aerea.
La Nato: "Pronti ad agire" - Da parte loro, i comandi dell'Alleanza si dicono operativi sin da subito: "La Nato è pronta ad agire se e quando sarà richiesto", ha affermato il portavoce della Nato, Oana Lungescu, sull'accordo raggiunto tra Usa, Gb e Francia per un'entrata in campo dell'Alleanza nelle operazioni militari in Libia con un ruolo chiave.
"I piani sono pronti, ma perché siano lanciati serve il consenso di tutti i 28 partner e le discussioni sono ancora in corso", ha aggiunto la portavoce.
All'Italia toccherà il comando marittimo dell'embargo armi - E proprio nell'ambito Nato l'Italia avrà un ruolo di primo piano nella missione per il rispetto dell'embargo delle armi, con il comando della componente marittima della missione in Libia.
Lo riferisce il colonnello Massimo Panizzi, portavoce del presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola. "Per l'embargo delle armi è stata decisa una operazione da parte della Nato che avrà il contributo di diverse nazioni e vedrà l'Italia come una componente molto importante", ha detto Panizzi. A Napoli c'è un comando, diretto da un generale americano, la cui componente marittima è comandata dal contro ammiraglio Rinaldo Veri", ha aggiunto il colonnello.
Intesa Pdl e Lega sulla risoluzione - Anche il dibattito politico italiano resta incentrato sulla missione libica. Nel corso del vertice di mercoledì 23 marzo, al quale hanno partecipato i capogruppo di Camera e Senato di Pdl e Lega, è stato raggiunto l'accordo per una risoluzione unica della maggioranza di governo sulla questione libica. (LA SCHEDA)
La Lega Nord, da subito critica verso la partecipazione dell'Italia alla coalizione di paesi che hanno attaccato le forze libiche in applicazione della risoluzione dell'Onu sulla no-fly zone e la protezione dei civili, già martedì 22 marzo aveva fatto sapere di essere disponibile a votare una mozione parlamentare sull'intervento italiano purché tale mozione indicasse espressamente anche l'impegno a una "difesa dei confini" nazionali dalla minaccia dell'immigrazione e l'impegno del governo a tutela degli accordi energetici.
Liberati i 3 giornalisti occidentali - Intanto, sono stati liberati nella notte tra il 22 e il 23 marzo a Tripoli i tre giornalisti occidentali - due reporter dell'agenzia France Presse e un fotografo della Getty Images - arrestati il 19 marzo dalle forze libiche presso Ajdabiya, nell'est della Libia.
Lunedì 21 marzo è avvenuto anche il rilascio di quattro giornalisti del New York Times arrestati dalle forze leali a Muammar Gheddafi una settimana prima. "Torture psicologiche e molestie sessuali", così i cronisti raccontano il loro periodo di detenzione nelle mani ai fedelissimi del rais.
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