24 mar 2011

Libia, Misurata assediata dal raìs: è emergenza umanitaria



Libia, Misurata assediata dal raìs: è emergenza umanitaria

I lealisti "bombardano ovunque" raccontano testimoni dalla città insorta, dove le forze fedeli a Gheddafi hanno preso il controllo del porto. Il regime: vittime civili negli attacchi della coalizione. Jet francese abbatte un caccia libico



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I raid continuano - La battaglia squarcia i cieli della Libia. Nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24, sesto giorno dell'offensiva della coalizione internazionale Odissea all'alba contro le forze governative libiche di Muammar Gheddafi, spari di contraerea e diverse esplosioni sono stati uditi a Tripoli.
Secondo quanto denunciato dalla tv araba Al Arabiya i raid della coalizione avrebbero sferrato un nuovo attacco alla caserma-bunker del Colonnello a Tripoli, già raggiunta da un missile nei giorni scorsi. Il rifugio del rais libico si trova nel "compound" di Baba el Aziziya, da dove Gheddafi due giorni fa si era rivolto ai suoi sostenitori arringando la folla.

Il regime denuncia: vittime tra i civili - Il regime denuncia la presenza di vittime anche tra i civili. Ufficiali libici hanno infatti mostrato ai giornalisti, in un ospedale di Tripoli, 18 corpi carbonizzati definendoli militari e civili vittime di bombardamenti effettuati nella notte dalle forze della coalizione. (Ascolta la testimonianza del giornalista italiano in Libia).

Continua l'assedio di Gheddafi a Misurata
- L'esercito del Colonnello, intanto, continua gli attacchi. I tank del governo di Tripoli sono tornati a Misurata e hanno iniziato e sparare sulla zona vicino all'ospedale, come hanno detto abitanti e ribelli. I cecchini fedeli al governo in città, la terza della Libia, non si sono fermati davanti alle bombe e hanno continuato a sparare su qualsiasi obiettivo, hanno riferito alcuni abitanti.
Un portavoce dei ribelli ha detto che i cecchini hanno ucciso 16 persone. "I carri armati del governo si stanno avvicinando all'ospedale di Misurata e bombardano la zona", ha detto un medico in città. E' impossibile, però, verificare in modo indipendente la notizia.

Secondo un abitante, le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi avrebbero preso  anche il controllo del porto di Misurata, bloccando lì migliaia di lavoratori egiziani e dell'Africa subsahariana, che stavano cercando di essere evacuati per mare.

E sul web rimbalzano testimonianze sempre più drammatiche riguardo alla situazione  umanitaria a Misurata. Secondo quanto riporta l'utente 'DrsforLibya' sul social network 'Twitter', "il 90% della popolazione di Misurata è senza cibo, elettricità ed acqua" e necessita di "urgenti aiuti". La situazione è difficile anche negli ospedali della città, dove mancano i medicinali e il numero dei feriti degli scontri cresce di ora in ora. Alcuni residenti hanno riferito all'emittente 'Bbc' di  essere costretti a bere acqua piovana per sopravvivere.

Aereo libico abbattuto - La coalizione internazionale ha condotto intensi raid mercoledì sera e questa mattina anche sulla città di Sabha, 750 km a sud di Tripoli, feudo della tribù cui appartiene Gheddafi e un jet francese ha abbattuto un aereo militare libico che aveva violato la no-fly zone. Lo ha riferito la tv ABC sul suo sito. Si tratta della prima volta che un aereo libico sorvola la no-fly zone. Secondo quanto riportano fonti militari francesi citata da Abc, il velivolo, un Galeb mono-motore, sorvolava la città di Misurata.

Prosegue, inoltre, la resistenza da parte di ribelli che si oppongono al regime. Una delle brigate fedeli al raìs, che combattono da giorni ad Ajdabiya, è stata circondata dai ribelli libici di Bengasi. Lo riferisce la tv araba al-Jazeera, secondo la quale la brigata è rimasta completamente isolata e non può più comunicare, né ricevere rifornimenti da Tripoli.

L'appello dell'Unicef: serve corridoio umanitaro -  Per quella che è una vera e propria emergenza umanitaria arriva anche l'appello dell'Unicef. La popolazione in Libia "sta ancora soffrendo. Sappiamo che il cessate il fuoco nonostante la risoluzione dell'Onu" non è rispettato: "chiediamo che si apra un corridoio umanitario per sostenere la popolazione" ha detto la rappresentante dell'Unicef in Tunisia, Maria Luisa Fornara, che si trova in un campo profughi (il Choucha Refugee Camp) al confine con la Libia.

Il nodo del ruolo della Nato - La crisi libica occupa anche il fronte diplomatico. La questione è al centro delle riunioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York e del Consiglio europeo a Bruxelles. Mentre infuriano i bombardamenti, infatti, la Nato non è ancora riuscita a trovare un accordo al suo interno per prendere il comando delle operazioni militari dalle mani degli Usa. 
Il ministro degli Esteri francese, Alain Jupeé, ha intanto assicurato che l'operazione in Libia è "un successo" e la coalizione internazionale "continuerà i raid aerei su bersagli militari per il tempo necessario a neutralizzare" il potenziale militare di Muammar Gheddafi.
"Colpiremo i siti militari e nient'altro", ha spiegato il titolare del Quai d'Orsay in un'intervista. Juppé ha ribadito che l'obiettivo è proteggere la popolazione civile e allentare la pressione "sui ribelli che si battono per la libertà e la democrazia". Poi ha negato che i bombardamenti della coalizione abbiano colpito i civili: "E' esattamente il contrario". (Ascolta le parole di Juppè).

Merkel: embargo petrolifero totale - Interviene anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che chiede ai leader dell'Unione Europea di trovare un accordo su un embargo totale  sull'export libico di petrolio. La Germania, ha assicurato il capo del governo tedesco, "sostiene senza riserve" gli obiettivi della risoluzione delle Nazioni Unite sulla Libia, sulla quale il paese ha scelto di astenersi al momento del voto al Consiglio di Sicurezza. Ci  siamo astenuti perché preoccupati "dell'attuazione militare degli  obiettivi". Auspichiamo - ha concluso tuttavia - "un rapido e sostenibile raggiungimento di quegli obiettivi".

In Italia, invece, dopo il voto al Senato di mercoledì 23 marzo, la Camera si appresta a esprimere il suo parere sulla risoluzione sulla crisi libica.



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