4 mar 2011

Libia, Obama: Gheddafi lasci, siamo pronti a usare la forza

Libia, Obama: Gheddafi lasci, siamo pronti a usare la forza

Duro affondo del presidente americano sulla crisi a Tripoli: "Gli Usa vogliono una gamma totale di opzioni per risolvere la situazione". Le navi militari, al momento anch'esse per eventuali interventi umanitari d'emergenza, non sono lontane

04 marzo, 2011

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Per il presidente Barack Obama, gli Stati Uniti devono avere "una capacità totale di intervento rapido" in Libia, senza escludere nessuna opzione, neppure quella militare. Tra queste c'è anche la no-fly zone. Ed occorre averle tutte a disposizione in caso di necessità, visto che la situazione potrebbe peggiorare rapidamente e che, comunque, "Gheddafi deve andarsene".

Obama ha pronunciato giovedì 3 nuove durissime parole contro il dittatore libico Muammar Gheddafi in una conferenza stampa accanto al presidente messicano Felipe Calderon, dopo qualche giorno di silenzio durante i quali ha affidato la posizione di Washington sulla Libia al segretario di Stato Hillary Clinton e al suo collega della Difesa, Bob Gates.

Gli Usa vogliono "una gamma totale di opzioni" per risolvere la situazione, perché ha spiegato il presidente, "non voglio vederci paralizzati, voglio che le decisioni siano prese" in base a quello che sarà "la cosa migliore per il popolo libico". Obama ha però riconosciuto che dopo l'attuale situazione di stallo, "alla lunga le cose potrebbe finire in maniera cruenta" in Libia.

Non escludere nulla, neppure l'opzione militare, fa parte da sempre - è vero - della tradizione degli Stati Uniti, proprio per non avere le mani legate. Ma le parole del presidente statunitense, senza nessuna ambiguità, verosimilmente pesate a lungo nei minimi dettagli, suonano chiaro e forte e riportano in prima linea l'opzione militare che sembrava pian piano essere abbandonata viste le resistenza in seno alla Nato e al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

In realtà gli aerei militari americani inizieranno a far ruggire i motori molto presto nei pressi della frontiera libica con la Tunisia. Si tratta di un timidissimo abbozzo, a carattere esclusivamente umanitario, per riportare in Egitto con un ponte aereo le decine di migliaia di egiziani che hanno fuggito il regime del colonnello Gheddafi e si trovano bloccati in Tunisia, in situazioni sanitarie sempre piu' drammatiche, e spesso senza un soldo.

Gli Usa "stanno rispondendo rapidamente agli urgenti bisogni umanitari", ha spiegato Obama, prima di precisare di avere "approvato l'uso di mezzi militari aerei americani", per riportare, per esempio, i profughi in Egitto. Le navi militari, al momento anch'esse per eventuali interventi umanitari d'emergenza, non sono lontane. La portaerei Enteprise è nel Golfo, ma potrebbe spostarsi abbastanza rapidamente e a Gaeta c'è la nave comando della sesta flotta, la Mount Whitney.

Più vicino alla Libia ci sono due mezzi anfibi d'assalto, la Kearsarge (con elicotteri, duemila marines e sei sale operatorie) e la Ponce, oltre al 'destroyer' Barry. Gli Usa "si sentono oltraggiati dalle violenze commesse in Libia", spiega infine a piu' riprese Obama, prima di aggiungere: "La violenza deve finire, Gheddafi deve andarsene" perché "ha perso ogni legitimità". Se il dittatore se ne andrà, "sarà un bene per il suo stesso popolo", chiosa l'inquilino della Casa Bianca.

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