25 mar 2011

Libia, Sarkozy e Cameron vogliono una soluzione politica

Libia, Sarkozy e Cameron vogliono una soluzione politica

Per il presidente francese bisogna andare oltre l'intervento militare. Martedì vertice a Londra. Il comando delle operazioni passa alla Nato. I ribelli: "Oltre 8mila vittime dall'inizio della guerra". FOTO E VIDEO


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Sulla Libia si sta già iniziando a pensare a come gestire la fase successiva all'intervento militare. Da Bruxelles, dove si è svolto il Consiglio Europeo, Nicolas Sarkozy ha annunciato che Francia e Gran Bretagna hanno intenzione di avanzare una soluzione politica per il paese nordafricano. "Martedì al vertice di Londra - ha spiegato Sarkozy - con Cameron avanzeremo una proposta comune per scadenzare le prossime tappe dell'azione in Libia. Presenteremo un'iniziativa franco-britannica". Il presidente francese ha quindi insistito sul fatto che l'aspetto fondamentale della missione è quello di avere una "guida politica", perché "non sono le forze della Nato che vanno a proteggere la popolazione libica, ma le forze di una coalizione di undici Paesi, tra cui due Paesi arabi". Per Sarkozy, dunque, "le decisioni sono prese dal coordinamento politico. Le missioni della Nato avverranno sulla base di obiettivi proposti da un coordinamento politico a più alto livello". Del resto - ha aggiunto il presidente - "la Nato non può assorbire Paesi come gli Emirati Arabi Uniti o il Qatar. E' impossibile".

Riguardo ai colloqui che si terranno a Londra la settimana prossima, Sarkozy ha detto che "ci sarà, di certo, un'iniziativa franco-britannica per dimostrare chiaramente che la soluzione non è solo militare, ma anche politica e diplomatica". L'incontro di Londra del cosiddetto gruppo di contatto sulla Libia metterà intorno allo stesso tavolo Gran Bretagna, Francia, Usa, e tutti gli altri partner della coalizione occidentale più l'Unione Africana e la Lega Araba, nonché "tutte le nazioni europee interessate" al problema.

Comando militare alla Nato - Sempre da Bruxelles è arrivata anche la conferma che la Nato assumerà la guida di "tutte le operazioni militari in Libia". Lo ha dichiarato la portavoce Oana Lungescu, spiegando che l'Alleanza atlantica avrà anche il comando degli interventi militari contro gli obiettivi di terra, oltre che il controllo della no fly zone. "La Nato garantirà il coordinamento e eviterà conflitti con la coalizione", ha spiegato la portavoce, aggiungendo che la fase di transizione durerà ancora "qualche giorno". Il controllo della zona aerea richiederà "decine di aerei, non centinaia". Da Tunisi, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha confermato che il comando dovrebbe passare alla Nato tra domenica e lunedì. Dopo l'accordo raggiunto per il comando Nato giovedì 24, viene così specificato più nel dettaglio il ruolo dell'Alleanza atlantica.

Fonti interne alla Nato hanno specificato che "il prossimo passo sarà la presa di controllo di tutte le operazioni militari relative alla Libia. La Nato opererà per la piena implementazione della risoluzione 1973 dell'Onu non andando oltre", hanno precisato. Il piano dovrebbe prevedere, oltre alla guida di tutte le operazioni, anche le decisioni sulle regole di ingaggio. Domenica pomeriggio dovrebbe poi riunirsi il Consiglio atlantico dell'Alleanza per mettere il timbro politico sulle decisioni. Comincerà subito dopo il processo di "reclutamento" di paesi e mezzi ("la cosiddetta force generation conference"). "Ci aspettiamo il contributo di paesi della regione", hanno indicato le fonti. La durata prevista delle operazioni dell'Alleanza in Libia dovrebbe essere di novanta giorni, un periodo che però potrebbe essere soggetto a prolungamenti.

Dodici aerei dagli Emirati Arabi Uniti -
Intanto, gli Emirati Arabi Uniti invieranno 12 aerei che prenderanno parte alle operazioni per fare rispettare la no-fly zone imposta in Libia. "L'aeronautica degli Eau ha messo a disposizione 6 F-16 e 6 Mirage per partecipare ai pattugliamenti per fare rispettare la no-fly zone stabilita sulla Libia. La partecipazione degli Eau ai pattugliamenti comincerà nei prossimi giorni", ha detto l'agenzia Wam citando il ministro degli Esteri Sheikh Abdullah bin Zayed al-Nahayan. Il Qatar ha già contribuito con 2 caccia e 2 aerei da trasporto, mentre il Sudan ha dato il permesso di usare il suo spazio aereo alle nazioni impegnati nell'operazione per la no-fly zone.

Ue: blocco proventi da gas e petrolio - La Ue, invece, si dice pronta ad adottare nuove sanzioni nei confronti della Libia, "incluse quelle necessarie per impedire che gli introiti derivanti dalla vendita di petrolio e gas arrivino al regime di Gheddafi". E' quanto si legge in un estratto delle conclusioni del Consiglio europeo sulla Libia. I Paesi membri "presenteranno analoghe proposte al Consiglio di sicurezza dell'Onu".

Raid su Tripoli - Sul fronte bellico continua l'offensiva. Aerei da guerra occidentali hanno colpito le forze terrestri libiche in una strategica cittadina orientale. A Tripoli, invece, gli abitanti hanno riferito di un altro raid aereo poco prima dell'alba di venerdì 25 marzo, annunciato dal rombo dei velivoli e seguito da un'esplosione distante e dal rumore della difesa antiaerea.
Secondo quanto rieferiscono testimoni alla tv satellitare al-Arabiya, inoltre, sono in corso violenti combattimenti presso l'entrata orientale della città di Ajdabiya, in Cirenaica. Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi hanno iniziato un pesante cannoneggiamento delle postazioni dei ribelli.
Intanto, il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, ha denunciato la morte di "circa cento civili" sotto le bombe della coalizione internazionale. Su questa ipotesi il ministro degli esteri britannico William Hague ha dichiarato che "non ci sono indicazioni confermate" che i raid della coalizione in Libia abbiano provocato vittime civili.

Ribelli: "Oltre 8mila morti dall'inizio della guerra" -  Dal canto loro, invece, gli insorti contro il regime del Colonnello stimano che le vittime della guerra civile in Libia siano tra le 8mila e le 10mila persone e non escludono che il bilancio possa essere in realtà più alto.
I ribelli, che hanno istituito un governo alternativo nella loro roccaforte di Bengasi, dicono di aver bisogno di più munizioni e armi anti- tank per mettere fine ai 41 anni di governo di Gheddafi. "Abbiamo bisogno di armi e munizioni. Questo è il nostro solo problema", ha detto a un briefing il portavoce militare dei ribelli, il colonnello Ahmed Bani.

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