11 apr 2011

Alla luce di Kinect

Alla luce di Kinect

Un’artista ha colto grazie ad una speciale macchina fotografica i raggi infrarossi che il dispositivo di Microsoft getta sui giocatori per poi riprodurli sullo schermo. Ne risulta una serie di immagini che colgono i corpi umani sotto una luce particolare


Alla luce di Kinect
Lo scatto fotografico di Audry Penvent che coglie le luci infrarossi che il Kinect di Microsoft riversa sui corpi dei giocatori. Guarda
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di Federico Guerrini


Sono passati solo cinque mesi dalla messa in commercio di Kinect, il nuovo controller per la Xbox 360 di Microsoft che permette di giocare senza adoperare le mani, usando il corpo come joystick, e, in questo lasso di tempo il dispositivo, non soltanto ha venduto più di dieci milioni di pezzi, ma ha ispirato numerose iniziative di artisti e hacker, che hanno saputo ricavare dallo strumento potenzialità insospettate.

L'ultima riprova ne è la mostra “Dancing with invisible light” della fotografa californiana Audrey Penven, che ha sfruttato la peculiarità di Kinect per creare immagini che sembrano uscite dalla copertina di un libro di fantascienza cyber punk.

Volti metà uomo metà cyborg, silhouette nere che si stagliano sopra una fitta trama di particelle, una perfetta fusione fra carne e luce ottenuta sfruttando il peculiare funzionamento del sistema di controllo della console.

Per ricostruire sullo schermo le forme tridimensionali che ha di fronte, Kinect proietta infatti una griglia di punti luminosi e poi i suoi sensori analizzano la differenza fra il risultato che si otterrebbe avendo davanti una superficie piatta e i dati effettivamente rilevati.

Normalmente questi punti non sono visibili all'occhio umano, ma la Penven ha immerso le sue modelle in una camera oscura, e utilizzato una macchina fotografica digitale in grado di captare i raggi infrarossi. L'idea le è venuta dopo aver osservato, per caso, l'effetto del proiettore a infrarossi  in delle foto scattate mentre stava giocando con alcune compagne di appartamento al videogame Dance Central.

Ho pensato che era davvero stupefacente – racconta l'artista vedere come le persone venivano definite da questi puntini a infrarossi. Era interessante osservare come la figura umana fosse ancora riconoscibile; mi piaceva la qualità della luce e il diverso modo di guardare  alla profondità e alle forme”.

Gli scatti sono stati ottenuti lavorando “alla cieca”; contrariamente a quanto avviene con una normale fotografia, non era infatti possibile visualizzare un’anteprima dell’immagine finale. Questo procedere a tentoni ha ispirato il titolo della mostra: “le mie modelle ed io – spiega Penven – abbiamo trovato la nostra strada nell’oscurità attraverso il tocco e l’intuizione. Danzando con una luce invisibile”.

Quella della fotografa americana è solo l’ultima di una serie di performance artistiche che hanno per protagonista Kinect; gli esempi variano dall’installazione multimediale di un deejay che sfrutta gli infrarossi per creare avatar degli spettatori che si muovono al ritmo della musica, al video di una canzone popolato da ombre spettrali generate dalla console, ai pupazzi virtuali realizzati da artisti che li animano gesticolando, come se si trattasse di marionette mosse dall’interno.

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