13 apr 2011

Libia, i ribelli: "Offriamo il petrolio, ma aiutateci"

Libia, i ribelli: "Offriamo il petrolio, ma aiutateci"

A Doha il vertice internazionale per cercare di trovare una via di tregua. Il consiglio nazionale transitorio libico chiederà all’Occidente 1,5 miliardi di dollari per la popolazione civile in cambio di greggio


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E' in corso a Doha la prima riunione formale del Gruppo di Contatto sulla Libia che studia come assistere i ribelli, incalzati dall'offensiva di Muammar Gheddafi, e proteggere i civili. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon ha avvertito che nel Paese nordafricano i civili a rischio potrebbero essere "3,6 milioni". Mentre cresce la pressione sulla Nato perché intensifichi i bombardamenti, nella capitale del Qatar sono seduti allo stesso tavolo una ventina tra ministri degli Esteri dei Paesi aderenti alla coalizione multinazionale sotto comando Nato, tra cui Franco Frattini, e rappresentanti di Onu, Lega Araba, Unione Africana, Organizzazione per la Conferenza Islamica. Sono arrivati anche gli emissari del Consiglio Nazionale Transitorio, il governo-ombra creato dai ribelli a Bengasi che ha fatto sapere che chiederà un miliardo e mezzo di dollari in aiuti umanitari, offrendo in cambio forniture petrolifere. A Doha è presente anche Mussa Kussa, l'ex ministro deglii Esteri libico, che potrebbe fare da mediatore tra il regime e l'opposizione.

In agenda, c'è innanzitutto il tema degli aiuti ai ribelli: l'ipotesi è di creare un fondo internazionale in cui i Paesi possano donare finanziamenti e a cui il Consiglio insurrezionale possa attingere aiuti per far fronte alle esigenze della popolazione civile nelle zone da essi controllate; fondo magari creato con gli asset congelati a Gheddafi. Ma i ribelli continuano anche a chiedere armi, un tema delicato sul quale per ora non si è trovato alcun accordo.

Il segretario generale della Nato, Anders-Fogh Rasmussen, ha invitato la comunità internazionale a "parlare con una voce sola". L'Italia ha già detto che vuole "mettere i ribelli libici in condizioni di difendersi" e che chiederà di valutare la possibilità di fornire "materiale per l'autodifesa e assistenza di intelligence e nelle comunicazioni". Del resto, come ha detto l'emiro del Qatar, aprendo i lavori, è ormai "una corsa contro il tempo" per salvare i civili.

L'Unione Africana sta ancora cercando di far accettare ai rivoltosi piano per un immediato cessate-il-fuoco, piano però già respinto da Bengasi in quanto non prevede la rinuncia al potere e l'esilio di Gheddafi. Sicuramente, come ha detto la Gran Bretagna, la riunione "rafforzerà la pressione" della comunità internazionale sul colonnello perché si faccia da parte. La Germania, l'unico Paese occidentale a essersi astenuto sulla risoluzione numero 1973 con cui il Consiglio di Sicurezza ha imposto la No fly zone sulla Libia, si è già detta scettica sull'ipotesi di creare, con i beni appartenenti al regime e congelati all'estero, un fondo a favore degli insorti.

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