28 feb 2011

Libia, Tripoli minaccia: se gli imperialisti ci attaccano, faremo migliaia di morti

Libia, Tripoli minaccia: se gli imperialisti
ci attaccano, faremo migliaia di morti

Frattini: disposti a usare la forza

ROMA - Muammar Gheddafi sfida le Nazioni Unite affermando che la risoluzione votata due giorni fa è «nulla» e «non ha alcun valore». Il rais ha detto poi che la situazione in Libia è «completamente calma», che la maggioranza della popolazione è dalla sua parte e che gli scontri armati e i morti sono opera di «terroristi di Al Qaida» e di persone «sotto l'influsso di droghe» che hanno attaccato postazioni dell'esercito e della polizia.

«Se gli imperialisti occidentali ci attaccano, ci saranno migliaia di morti», ha poi minacciato oggi Ibrahim Moussa, portavoce del governo. «L'Occidente vuole il nostro petrolio, al Qaida vuole invece una base sul Mediterraneo per minacciare l'Europa», ha aggiunto.

Intanto, oltre a rischiare il carcere per possibili crimini di guerra e contro l'umanità il clan di Gheddafi vede congelati i beni piazzati all'estero, che secondo alcune fonti potrebbero toccare i 500 miliardi di dollari, e non può neppure più viaggiare fuori dal paese. Dopo il presidente Usa Barack Obama venerdì, anche la Gran Bretagna ha annunciato il blocco dei beni dei Gheddafi, e numerosi altri paesi sono pronti a seguire, tra cui i 27 dell'Ue oggi, come richiesto dalle Nazioni Unite.

Per mettere fine «al più presto» al regime di Gheddafi e fermare «questa guerra civile» potrebbe «avere successo» la decisione della «no fly-zone». Lo spiega, in un'intervista al Messaggero, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, consapevole che la misura comporterebbe l'uso della forza se venisse violata. Per questo, aggiunge il titolare della Farnesina, «è necessaria una riflessione approfondita». Finora, dice, «nessuno ci ha mai chiesto» l'uso delle basi italiane per azioni di questo genere, segno che c'è «consapevolezza» della necessità di «discuterne» in «uno sforzo corale di tutti, non un solo Paese disponibile. Ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità», precisa Frattini.

Gheddafi, ribadisce Frattini, «ha sparato sul suo popolo assoldando perfino dei mercenari. Non può più restare». E l'Italia è pronta a «sostenere tutti quelli che lavorano per il bene del popolo libico», ma «certamente non saremo quelli che tenteranno di pilotare la formazione di un nuovo governo». Nessun imbarazzo, infine, per la foto del premier, Silvio Berlusconi, che bacia l'anello a Gheddafi: «Altrettanto - dice - quanto imbarazzano tutti coloro che tre mesi fa hanno votato Gheddafi membro del Consiglio dei diritti umani dell'Onu».

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