3 mar 2011

Libia, l'Aja apre un'inchiesta sui crimini contro l'umanità

Libia, l'Aja apre un'inchiesta sui crimini contro l'umanità

Intanto entrano in vigore le sanzioni dell'Unione europea che prevedono il congelamento delle risorse economiche del rais e del suo entourage. Nuovo bombardamento aereo sul centro petrolifero Brega. Navi Usa vicino alla costa libica

03 marzo, 2011

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I militari fedeli a Muammar Gheddafi devono fronteggiare una forza ribelle sempre più organizzata e sicura di sé, che chiede il sostegno internazionale e si prepara ad avanzare verso Tripoli.  Mentre il conflitto tra i lealisti e i ribelli che hanno il controllo della Libia orientale si intensifica, un media riferisce che Gheddafi ha detto sì ad un piano di pace avanzato dal presidente venezuelano Hugo Chavez. Secondo quanto riferito dalla tv araba Al Jazeera, il piano coinvolgerebbe una commissione mista America latina, Europa e Medioriente, per cercare di raggiungere una soluzione negoziata tra il leader libico e le forze ribelli. Ma i problemi per il rais non finiscono qui: la Corte penale internazionale ha infatti deciso di aprire un'inchiesta sui crimini contro l'umanità compiuti in Libia dal 15 gennaio scorso.

Le risoluzioni internazionali - Da giovedì 3 marzo è operativo il blocco dei beni dei sei principali componenti della famiglia Gheddafi e di 20 stretti collaboratori del regime libico. Il regolamento Ue, che dispone il congelamento di tutti i fondi e le risorse economiche di queste 26 persone, è stato pubblicato giovedì sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue ed è entrato immediatamente in vigore.
L'ex ambasciatore libico alle Nazioni Unite, uno dei primi diplomatici a lasciare il governo di Gheddafi, ha detto che l'Onu dovrebbe appoggiare una risoluzione su una no-fly zone, se il Consiglio nazionale libico ne farà richiesta ufficialmente. Il governo Usa, invece, è cauto sulla no-fly zone, sottolineandone i rischi diplomatici e militari, ma ha spostato navi da guerra nel Mediterraneo, che ora si trovano a qualche decina di chilometri dalla costa libica.

Frattini: "Escluso che l'Italia partecipi ad azione militare" - L'Italia intanto continua a monitorare la crisi. Il presidente della Repubblica ha convocato per emrcoledì 9 marzo il consiglio di difesa, mentre il ministro degli Esteri italiano Frattini ha comunque escluso "categoricamente che l'Italia possa partecipare ad un'azione militare in Libia, per ovvi motivi legati al nostro passato coloniale". "Al massimo", ha spiegato in un'intervista ad Avvenire, "potremmo dare la disponibilità logistica delle nostre basi, ma anche in questo caso occorre un chiaro mandato internazionale dell'Onu".

Aja: aperta inchiesta sui crimini contro l'umanità - E le reazioni della comunità internazionale non finiscono qui. La Germania ha chiuso la sua ambasciata a Tripoli per motivi di sicurezza. Lo riferisce il sito dello Spiegel, secondo il quale gli ultimi sei dipendenti della rappresentanza diplomatica hanno lasciato la Libia con un volo di linea diretto a Parigi. La decisione sarebbe stata presa per timore che i combattimenti tra i miliziani di Gheddafi e i ribelli possano estendersi a Tripoli.
La Corte penale internazionale ha invece deciso di aprire un'inchiesta sui crimini conro l'umanità compiuti in Libia dal 15 gennaio scorso: è quanto ha riferito nel corso di una conferenza stampa a L'Aja il procuratore generale della Corte, Luis Moreno Ocampo.

Assalto al terminal petrolifero - Intanto, vi sarebbe stato un nuovo bombardamento aereo su Marsa el Brega, il centro petrolifero libico da mercoledì 2 marzo al centro di una battaglia tra i ribelli e le milizie fedeli a Muammar Gheddafi. Un testimone ha riferito che sulla città della Cirenaica è stata sganciata almeno una bomba: "Ho sentito il rumore dell'aereo, poi l'esplosione e poi ho visto il cratere", ha detto Mohammed Shibli. L'ordigno sarebbe caduto vicino alla facoltà di Ingegneria petrolifera, a circa 2 km dal terminal del greggio.
L'assalto a Brega è stata l'operazione militare più significativa delle forze fedeli al leader da quando è iniziata la rivolta a metà febbraio e il segnale di uno scontro che per Washington potrebbe sfociare in una lunga guerra civile.
Nella loro roccaforte di Bengasi i ribelli hanno lanciato un appello alla comunità internazionale perché intervenga con raid aerei per fermare gli attacchi dei mercenari africani che, sostengono, Gheddafi sta usando contro il suo popolo. Chiediamo attacchi mirati sulle postazioni di questi mercenari. Ci opponiamo alla presenza sul suolo libico di
qualsiasi forza straniera. C'è una bella differenza tra questo e raid aerei strategici".

Crisi umanitaria - La rivolta sta provocando una crisi umanitaria, soprattutto ai confini con la Tunisia, dove decine di migliaia di lavoratori stranieri stanno cercando di mettersi in salvo. Il governo realizzerà un villaggio di tende capace di ospitare 10mila profughi al confine tra Tunisia e Libia. Guarda l'intervista al sottosegretario Mantica.

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