3 mar 2011


Oscar: i pugili fanno sempre ko

Arriva al cinema "The Fighter" (dal 4 marzo), vincitore di due statuette con Mark Wahlberg e Christian Bale. E' soltanto l'ultimo dei tanti film dedicati al pugilato: da Rocky a Toro scatenato fino a "Million Dollar Baby". GUARDA I VIDEO


Boxe e Oscar
Tre immagini tratte da "The Fighter", "Toro Scatenato" e Rocky"

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Il prossimo 4 marzo uscirà nei cinema italiani The Fighter, la pellicola girata da David O.Russell con Mark Wahlberg basato sulla storia, vera di Micky "Irish" Ward, il pugile della classe operaia che riuscì ad arrivare al titolo mondiale dei superleggeri. Il film, fresco vincitore di ben due premi Oscar con Christian Bale e Melissa Leo, ripropone ancora una volta l'assioma che Hollywood e in generale l'industria cinematografica con la boxe gioca sul sicuro.

L'edizione 2011 degli Oscar non fa altro che confermare la felice tradizione delle opere ispirate da questo sport, così duro ma affascinante, drammaticamente aderente alla vita. Perché un film sulla boxe non è mai soltanto un film sulla boxe. Ed è forse proprio per questo che il pugilato è probabilmente lo sport più cinematografico che esista: su quel quadrato non salgono solo due combattenti, ma un'intera vita di sacrifici, problemi, dolori. Il ring è dunque una vera e propria serra di emozioni, amplificate da quei pugni che spesso la vita assesta senza usare guantoni.

Chiaramente la lista dei film dedicati al pugilato è lunghissima: sono, infatti oltre 400 le pellicole dedicate a storie di pugili. E molti dei nomi leggendari di Hollywood si sono cimentati nel corso della carriera con ruoli legati al mondo dei guantoni: da Charlie Chaplin ad Errol Flynn, da Clark Gable a Burt Lancaster, da John Wayne a Robert Mitchum, da Tom Cruise a Denzel Washinghton, fino a Clint Eastwood. Il primo a conquistare una candidatura all'Oscar è stato Wallace Beery nel 1931 col ruolo di un ex-campione dei pesi massimi nel film "The Champ". L'Oscar venne assegnato a Fredrich March ma un nuovo conteggio mostrò che anche Beery aveva ottenuto i voti sufficienti per l'Oscar, che venne così consegnato ad entrambi gli attori. Dieci anni dopo Robert Montgomery conquista la candidatura con "Here Comes Mr. Jordan" dove la sua anima finisce in modo provvisorio nel corpo di un pugile in attesa di miglior sistemazione.

Nel 1947 è la volta di John Garfield con "Body and Soul", un film che stabilisce un nuovo standard per il realismo di scene pugilistiche. Nel 1949 è Kirk Douglas a conquistare la candidatura con "Champion", un film che lo trasforma immediatamente in una stella di Hollywood. Marlon Brando è un pugile in "Fronte del Porto", il grande film di Elia Kazan che nel 1954 fa vincere all'attore una candidatura all'Oscar. E James Earl Jones (figlio di un pugile) dà vita al campione nero dei massimi Jack Johnson nel 1970 nel film "The Great White Hope". Il 1976 è l'anno di Rocky. Sylvester Stallone conquista una candidatura nel primo film della serie, nei panni del testardo Rocky Balboa ma l'Oscar viene consegnato a Peter Finch, morto soltanto pochi mesi prima, per il film "Network".

Nel 1980 Martin Scorsese stabilisce nuovi vertici di realismo con "Toro Scatenato", la vita di Jake La Motta, considerato da molti critici tra i miglior film della storia. Una straordinaria performance artistica e fisica (ingrassa di trenta chili) porta Robert De Niro alla conquista dell'Oscar. La boxe da Oscar torna nel 1999 con "Hurricane - Il grido dell'innocenza" diretto da Norman Jewison con Denzel Washinghton (una nomination come miglior attore protagonista ma per lui niente statuetta) nella parte del pugile Rubin Carter, condannato a tre ergastoli per un omicidio che non aveva commesso. Un uomo innocente che verrà riconosciuto tale dopo 20 anni di prigione. Il film che chiude questa lunga lista è "Million Dollar Baby" di Clint Eastwood del 2005 vincitore di ben quattro Oscar come miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista (a Hilary Swank) e miglior attore non protagonista (a Morgan Freeman).

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