7 mar 2011

Libia, bombardata Ras Lanuf. Arrivano i primi aiuti italiani




Libia, bombardata Ras Lanuf. Arrivano i primi aiuti italiani

Mentre proseguono gli scontri, la nave Libra entra nel porto di Bengasi. Il ministro Frattini: “Siamo in contatto con l’opposizione”. L'Onu: "Cessare gli attacchi indiscriminati ai civili". Oltre 200mila persone fuggite dal Paese. FOTO E VIDEO



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Gli scontri (e i morti) tra i ribelli e gli uomini del raìs, da un lato; le reazioni della diplomazia internazionale e il ruolo dell'Onu dall'altro.
In Libia, il conflitto continua, nonostante le rassicuranti versioni che offrono i mezzi di informazione controllati da Gheddafi. Un raid aereo sarebbe stato effettuato nei pressi del porto petrolifero di Ras Lanuf, apparentemente nelle mani dei rivoltosi e dove questi hanno fatto uso di artiglieria antiaerea dopo un'esplosione. Lo ha constatato un giornalista dell'Afp sul posto che ha anche udito l'esplosione e ha visto del fumo sollevarsi da terra a ad un paio di chilometri ad est della città, nel deserto.
E intanto, la macchina diplomatica tenta (lentamente) di prendere le contromisure, mentre la nave italiana 'Libra', che porta 25 tonnellate di aiuti della cooperazione, entra nel porto libico di Bengasi.

Frattini: "Contatti con l'opposizione" - In Libia l'Italia ha avviato contatti con il Consiglio nazionale creato a Bengasi. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, aggiungendo che l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi aeree sul proprio territorio per una no-fly zone. ”Abbiamo conoscenze migliori di altri e infatti siamo spesso richiesti in queste ore", ha detto Frattini intervenendo al programma Uno Mattina. "Conosciamo l'ex ministro della Giustizia che ora è a capo del Consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che ha detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime, alcuni di loro stanno esercitando un'azione importante per coagulare un consenso, noi lo facciamo ma lo facciamo discretamente e questa credo che sia la soluzione migliore".
A proposito della no-fly zone, Frattini ha spiegato: "Vuol dire che ci sono aerei che sorvolano impedendo ad altri aerei di alzarsi in volo e se lo fanno bisogna sparare, quindi l'unica cosa seria da fare è considerare come oggettivamente paesi come l'Italia possono contribuire". In questo senso, ha detto il ministro, l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi, "con la condizione che vi sia un quadro di legittimità internazionale, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, su cui i Paesi membri stanno già lavorando e una risoluzione della Nato".

L'Onu: "Cessare gli attacchi indiscriminati ai civili" -
A cominciare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto al regime libico la fine degli attacchi "indiscriminati" contro i civili e messo in guardia Tripoli che qualunque violazione del diritto internazionale sarà portata dinanzi alla giustizia.
Ban Ki-moon ha nominato un ex ministro degli Esteri giordano, Abdelilah al-Khatib, come suo "inviato speciale" in Libia perché avvii "consultazioni urgenti" con le autorità a Tripoli e nella regione per affrontare la situazione umanitaria.
Il segretario generale dell'Onu ha anche avuto un colloquio domenica con il ministro degli Esteri libico, Musa Kusa, per dirgli che Tripoli deve assumersi la responsabilità di "difendere i propri cittadini e ascoltare le legittimazione aspirazione del popolo libico di vivere in dignità e pace".

"Oltre 200mila persone fuggite dalla Libia" - Nel frattempo continua l'emergenza profughi. E' salito ad oltre 200mila il numero di persone fuggite dalla Libia, stando agli ultimi dati resi noti dalle Nazioni Unite. Secondo l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), dallo scoppio delle rivolte a sabato scorso 203.756 persone, soprattutto lavoratori migranti, hanno lasciato il Paese nord-africano, contro gli oltre 191mila segnalati il 3-4 marzo.
Al 5 marzo - dettaglia l'ultimo aggiornamento dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) - 90.306 persone erano giunte in Egitto, 110.331 in Tunisia e 3.119 al sud, in Niger.

Gheddafi accusa la Francia di interferenze - Intanto il rais continua a parlare. E dopo aver minacciato l'Europa, accusa la Francia di "interferenza" negli affari interni del suo Paese. In un'intervista trasmessa da France 24, rispondendo a una domanda sull'appoggio da parte del governo francese del Consiglio Nazionale - il nascente governo transitorio, formato dagli insorti a Bengasi - Gheddafi ha risposto secco: "Fa ridere questa interferenza negli affari interni. Cosa succederebbe se noi mettessimo bocca nelle questioni della Corsica o della Sardegna?". Nell'intervista il leader libico è tornato ad accusare al Qaeda per la rivolta libica, ha detto che c'è un "complotto" ed evocato la presenza di "estremisti armati" e di "cellule dormienti" della rete di Osama bin Laden. "Noi siamo partner - ha sottolineato di rimando - nella guerra al terrorismo". Domenica il ministero degli Esteri francesi aveva salutato la creazione del Consiglio Nazionale e affermato di sostenerne gli obiettivi.

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