22 set 2011

CouchSurfing vende l'anima esplode la rivolta degli utenti

CouchSurfing vende l'anima
esplode la rivolta degli utenti

Il fondatore Casey Fenton annuncia la cessione di una quota consistente della società che dallo status 'no profit', diventa una B(enefit) corporation. Dall'Italia parte la rivolta. I delusi chiedono che il codice sorgente sia aperto. Ma non c'è più molto da fare: il sito ha ceduto alle logiche dei potenti. E ora cambierà di KATIA RICCARDI

LA DELUSIONE si sta espandendo velocemente. A due giorni dall'apertura, nel forum di protesta di Davide Del Vecchio contro il sito CouchSurfing, i delusi sono oltre mille. E il numero continua a salire. Contestano uniti, e seduti sui rispettivi divani, la scelta del fondatore del sito - nato con un'idea di libertà e aiuto reciproco, fondato sulla condivisione e sull'entusiasmo di tutti i viaggiatori - di vendere una quota della società, che perde lo status di 'no profit'.

A protestare sono quei turisti disposti ad adattarsi nelle case messe a disposizione dagli oltre tre milioni di iscritti. Tutti quelli pronti a sistemare la valigia in angoli di appartamenti, la tenda nei giardini, a dormire nei soggiorni, a sdraiarsi su divani altrui. Negli anni si sono accumulate su CouchSurfing 80mila città sparse in oltre 245 Paesi. Il 20 per cento si trovano negli Usa, le altre sopratutto in Germania, Francia, Canada e Gran Bretagna. Tra i couchsurfer c'è anche Julian Assange.

A deludere tanta gente è stato il fondatore Casey Fenton. Macchiato della colpa di aver venduto una parte ("minoritaria", spiega lui) della società registrata come 'no profit' e diventata proprio all'inizio di agosto una B corporation. Le 'benefit corporation' hanno uno statuto diverso, devono per legge creare un beneficio sia per la società che per i soci. CouchSurfing era un programma totalmente gratuito, che si sosteneva tramite le libere donazioni di membri e no, e per una scelta di tipo etico-morale
aveva scelto di non far ricorso a introiti da parte di aziende per sponsorizzazioni pubblicitarie. Ora che Fenton ha venduto nessuno sa cosa succederà. Purtroppo neanche Fenton stesso.

"E' stato lo spirito di CouchSurfing la vera innovazione, quello che ci piaceva e che ci ha fatto sentire parte del progetto e non solo utenti passivi", spiega Davide Del Vecchio che da giorni segue il forum di protesta 1 (ma bisogna prima iscriversi a CouchSurfing). "Fenton aveva avuto un'idea che, partita dalla sua esperienza e passione per i viaggi, si basava su una condivisione reale. Non solo di un divano, proprio del progetto".

Quando nel 2006 - per un problema col database e la perdita di quasi tutte le informazioni - CouchSurfing fu sul punto di chiudere, furono proprio i volontari, gli utenti a salvarlo. "Allora un collettivo di Montreal si offrì di ricostruire il sito gratuitamente contattando gli iscritti uno per uno", racconta Del Vecchio. Il collettivo aveva come slogan 'Partecipare per creare un mondo migliore, un divano alla volta'. A questo primo gruppo si aggiunsero altri nati a Vienna, Nuova Zelanda, Rotterdam, Thailandia, Alaska, Costa Rica e Istanbul. Una comunità virtuale per aiutare Fenton e un'idea comune di mondo globale, di libertà. Ma soprattutto di fiducia.

L'aver venduto una quota della società a 7,6 milioni di dollari a Benchmark Capital e Omidyar Network senza avvertire la comunità stessa, l'aver trasformato la denominazione sociale del sito è considerato il tradimento di quella fiducia. Dal forum di protesta si intuisce amarezza, molto più che rabbia.

Casey Fenton, ora 33enne, progettò CouchSurfing nel 2003. Il suo è un volto gentile, lui stesso era considerato dagli utenti una persona affidabile, semplice, da ospitare sul proprio divano in caso di contatto.

La prima versione del programma, CS beta, non suscitò immediatamente un gran successo, soprattutto a causa di inconvenienti tecnici. Nel 2004, con il lancio della nuova versione CS 1.0 e l'introduzione di ulteriori funzioni gratuite - messaggeria, ricerca divano, profilo utenti - il sito cominciò a funzionare. Dal 2006 iniziò a prendere il volo 2. Di CouchSurfing parlarono i media di tutto il mondo.

Negli ultimi tempi sono state mosse pesanti (e ancora da verificarsi) accuse a Fenton, per aver sottratto parte dei fondi societari per scopi personali. Adesso la scelta di diventare una B corporation e la vendita della quota della società, ha fatto arrabbiare chi in Fenton ci aveva creduto, abbastanza da collaborare con il proprio lavoro gratuitamente.

Davide Del Vecchio però ha voluto sentire la versione di Casey Fenton, così l'ha contattato e gli ha dato appuntamento su Skype. "Niente videocamera, solo audio. Abbiamo parlato molto. E' già stato importante che abbia accettato. Questo ci ha dato speranza in un certo senso. Fenton ha risposto a tutte le domande. Sembrava dispiaciuto. Ma non ha dato molte spiegazioni", dice Del Vecchio. "CouchSurfing International Inc. ha smesso di essere no profit perché non aveva i requisiti richiesti dalla legge federale 501(c)(3) sullo status delle società non a fine di lucro. E' dal 2007, ci ha detto Fenton, che si scontra con avvocati e burocrazia. Ma sul perché non abbia tenuto informata la comunità che lo sostiene da sempre, non l'ha detto. Non c'è un motivo. Ha detto che c'è stato un problema di comunicazione. E che gli dispiace. Tutto qui".

Del Vecchio è stato implacabile. Nel suo piccolo rappresenta la grande etica di una rete che deve combattere per creare regole basate sulla fiducia. Sulle idee in comune. Ora il gruppo di protesta chiede che Fenton tenga il codice sorgente aperto affinché gli utenti possano continuare a migliorarlo. Chiede la condivisione pubblica del database. Chiede trasparenza, la possibilità di sapere chi sono gli investitori e chiede sopratutto che la comunità che ha contribuito alla manutenzione e crescita del sito sia riconosciuta.

"Ma Fenton ha le mani legate dopo la vendita. Non è più l'unico capo. Ora che ha venduto non ha più un potere decisionale assoluto. Ha detto di avere la carica di 'Chief Inspiration Officer', in poche parole resta fondatore e partecipa al consiglio di amministrazione ma non ha più potere decisionale. Può dare solo consigli. Mentre lo spiegava aveva una voce sommessa. Come se alla fine sapesse di essersi venduto. Il suo problema sembra essere solo quello di salvare la squadra che lavora in California, a San Francisco. Una trentina di persone al massimo. Perché il lavoro vero poi lo facevano gratis gli altri, gli utenti, noi".

Adesso a decidere è Daniel Hoffer, presidente e amministratore delegato. "Lo status di B Corporation ci permetterà di investire denaro e portare avanti la nostra missione", ha detto Hoffer in un'intervista sulla rivista Forbes, spalleggiato da Matt Cohler, uno dei primi impiegati di Facebook e ora responsabile di aver guidato l'investimento da parte della Benchmark.

Se Fenton ha le mani legate, le ha strette con un cappio d'oro. E agli utenti ora non resta che aspettare e vedere cosa sarà di un sito che credevano anche loro. Un divano per tutti, non una poltrona per due. Il rischio di lasciare aperto il codice sorgente è che qualcuno lo rubi e faccia un altro sito simile. Difficilmente i nuovi investitori lo permetteranno. E l'idea di base di fiducia fa un gran inchino e esce di scena. "Noi volevamo almeno sapere se sul sito sarebbe arrivata la pubblicità. Ora non c'è. Ecco, è stato questo il solo punto in cui Fenton è sembrato più risoluto. Ha detto che contro la pubblicità è deciso a battersi", aggiunge Davide Del Vecchio. Che ora non crede più a molto, ma resta in attesa che il fondatore, ora miliardario, gli mandi le sue risposte scritte.

"Se aveva bisogno di fondi avrebbe dovuto chiederli alla comunità. Continuava a ripetere che le funzioni gratuite del sito non cambieranno anche se ne verranno aggiunte altre a pagamento. Ma il sito cambierà. Schiacciato dagli stessi interessi contro cui era nato", conclude. È un peccato. È così che vanno le cose. È la logica del denaro. Ma è bello che qualcuno lotti ancora per non arrendersi a questa visione. Che lotti per la fiducia e l'etica. Sapendo che una battaglia persa è sempre meglio che un'arresa silenziosa.

Dopo l'annuncio della trasformazione Fenton ha pubblicato un messaggio, in cui promette tre cose: che CouchSurfing resterà gratis nelle sue funzioni base. Che non sarà mai del tutto in vendita. Che la visione non cambierà. Poi ha lasciato la sua mail: casey.fenton@couchsurfing.org. Quello che spera il gruppo di protesta è che qualcosa, adesso che le voci possono aumentare, riesca ad ascoltarla.
 

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