Libia, alla Nato tutte le operazioni militari
Fonti dell'Alleanza parlano di "una sola coalizione" che sostituirà quella dei volenterosi. L'intesa sarà formalizzata domenica. Tripoli denuncia: 100 morti tra i civili. I ribelli: "8mila vittime dall'inizio della guerra". FOTO
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Libia, le parole chiave della guerra
La Nato assumerà la guida di "tutte le operazioni militari in Libia". Lo riferiscono fonti dell'Alleanza precisando che la decisione sarà finalizzata domenica. "Ciò significa - hanno spiegato le fonti - che non ci sarà più la coalizione dei volenterosi e quella della Nato, ma solo una coalizione internazionale a guida Nato". Dopo l'accordo raggiunto per il comando Nato giovedì 24, viene così specificato più nel dettaglio il ruolo dell'Alleanza atlantica.
"Il prossimo passo sarà la presa di controllo di tutte le operazioni militari relative alla Libia - hanno riferito le fonti - La Nato opererà per la piena implementazione della risoluzione 1973 dell'Onu non andando oltre", hanno precisato. Il piano dovrebbe prevedere, oltre alla guida di tutte le operazioni, anche le decisioni sulle regole di ingaggio. Domenica pomeriggio dovrebbe poi riunirsi il Consiglio atlantico dell'Alleanza per mettere il timbro politico sulle decisioni. Comincerà subito dopo il processo di "reclutamento" di paesi e mezzi ("la cosiddetta force generation conference"). "Ci aspettiamo il contributo di paesi della regione", hanno indicato le fonti.
I piani della Nato per l'operazione di no-fly zone in Libia prevedono una missione della durata di 90 giorni, periodo che però potrebbe essere prolungato in un secondo tempo e l'impiego di una decina di velivoli.
Dodici aerei dagli Emirati Arabi Uniti - Intanto, gli Emirati Arabi Uniti invieranno 12 aerei che prenderanno parte alle operazioni per fare rispettare la no-fly zone imposta in Libia. "L'aeronautica degli Eau ha messo a disposizione 6 F-16 e 6 Mirage per partecipare ai pattugliamenti per fare rispettare la no-fly zone stabilita sulla Libia. La partecipazione degli Eau ai pattugliamenti comincerà nei prossimi giorni", ha detto l'agenzia Wam citando il ministro degli Esteri Sheikh Abdullah bin Zayed al-Nahayan. Il Qatar ha già contribuito con 2 caccia e 2 aerei da trasporto, mentre il Sudan ha dato il permesso di usare il suo spazio aereo alle nazioni impegnati nell'operazione per la no-fly zone.
Ue: blocco proventi da gas e petrolio - La Ue, invece, si dice pronta ad adottare nuove sanzioni nei confronti della Libia, "incluse quelle necessarie per impedire che gli introiti derivanti dalla vendita di petrolio e gas arrivino al regime di Gheddafi". E' quanto si legge in un estratto delle conclusioni del Consiglio europeo sulla Libia. I Paesi membri "presenteranno analoghe proposte al Consiglio di sicurezza dell'Onu".
Battaglia a Misurata, raid su Tripoli - Sul fronte bellico, invece, nella notte tra il 24 e il 25 marzo si sono tornate ad udire forti esplosioni seguite dalle raffiche della contraerea. Secondo la tv satellitare panaraba Al Arabiya, i caccia della coalizione hanno attaccato nuovamente la caserma di Bab Al Azizia, dove si trova il bunker di Gheddafi.
La situazione più drammatica appare quella di Misurata, terza città della Libia a circa 170 chilometri ad est di Tripoli, da giorni ormai sotto il fuoco incrociato delle artiglierie e dai tank di Gheddafi. La battaglia è infuriata per il controllo del porto. Dopo gli scontri di giovedì 24 marzo, gli insorti hanno annunciato di aver ripreso il controllo del porto e di aver respinto l'esercito.
A Tripoli, invece, il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, ha denunciato la morte di "circa cento civili" sotto le bombe della coalizione internazionale. Su questa ipotesi il ministro degli esteri britannico William Hague ha dichiarato che "non ci sono indicazioni confermate" che i raid della coalizione in Libia abbiano provocato vittime civili.
Ribelli: "8mila morti dall'inizio della guerra" - Gli insorti libici stimano che le vittime della guerra civile in Libia sono tra le 8mila e le 10mila persone e non escludono che il bilancio possa essere in realtà più alto. I ribelli intanto stanno mandando rinforzi nella zona di Ajdabiya, 160 km a sud di Bengasi, nell'est del paese. Lo riferisce l'inviato della Bbc Ben Brown. "Uno dei comandanti ha detto che se oggi ci fossero altri raid aerei della coalizioni, gli insorti potrebbero conquistare Ajdabiya", racconta il reporter.
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