14 apr 2011

BP e Tepco, sorelle nel disastro

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Dopo l'emergenza nucleare, l'azienda giapponese si trova nell'occhio del ciclone esattamente come BP ai tempi della marea nera. Dalle difficoltà di comunicazione ai passi falsi del passato: quando comunicare in mezzo a una crisi diventa impossibile


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Uno ha deciso di metterci la faccia (e per qualcuno non è stata una buona scelta). L'altro la faccia l'ha nascosta il più possibile (e per questo è stato criticato). A parte queste differenze, il destino di Tony Hayward, amministratore delegato di BP ai tempi del disastro della marea nera che ha distrutto l'ecosistema del Golfo del Messico, e di Masataka Shimizu, numero uno della Tokyo Electric Power Company (Tepco) che gestisce i reattori di Fukishima, è lo stesso: pur con strategie di comunicazione opposte (presenzialista il primo, evanescente il secondo), nessuno dei due è riuscito a fare in modo che la propria azienda gestisse in modo adeguato la comunicazione durante le crisi di cui sono state responsabili. Anzi, pessime performance in conferenza stampa, bastonature dall'alto e sbeffeggiamenti dal basso sono stati, con sorprendente parallelismo, i risultati del azione di crisis management delle due società. Un doppio risultato negativo che la coincidenza tra emergenza nucleare nipponica e primo anniversario della falla della Deep Water Horizon (20 aprile 2010), che ha riversato in mare quasi 5 milioni di barili di petrolio, rende ancora più vistoso.

TEPCO: CONFUSA E RETICENTE
- Nel caso giapponese, la reticenza, le reiterate scuse e l'alternanza di vaghezza e ultra-tecnicismo nelle risposte sono state più volte sottolineate con stizza dalla stampa locale e straniera, esasperate di fronte a quella che nel tempo è diventata la replica feticcio dei manager di Tepco: “Controlleremo” . A peggiorare le cose ci si sono messi gaffe ed errori, che hanno reso la situazione ancora più confusa e abbassato il tasso di fiducia dell'opinione pubblica nei confronti della società energetica. Il culmine lo si è raggiunto il 27 marzo scorso quando il colosso nipponico ha annunciato un livello di radiazioni nella centrale 10 milioni di volte superiore alla norma. Salvo poi precisare, con tante scuse, che la valutazione corretta era “solo” 100 mila volte più alta. Ma se questo è stato il più clamoroso degli infortuni comunicativi di Tepco, di certo non è stato l'unico. Durante la prima settimana seguita allo tsunami, solo per citare un caso, i tecnici della società hanno sempre affermato che i livelli delle radiazioni erano il doppio rispetto a quelli considerati sicuri. In realtà, la maggior parte di quelle letture era errata e le dosi risultavano superiori di 13 volte rispetto ad una situazione senza rischi.

BP: PRESENZIALISMO MALDESTRO
- Da Tepco a BP, se facciamo un salto indietro nel tempo di un anno, lo scenario cambia, la strategia pure ma il risultato, dal punto di vista della comunicazione resta invariato. Se oggi Shimizu, boss di Tepco, tace e i risultati sono quelli che sono, nella primavera 2010 il responsabile dei passi falsi “diplomatici” fu invece il numero uno dell'azienda in persona che decise di prendere il centro dalla scena. Tony Hayward – che ha poi lasciato la carica di Ad nell'ottobre del 2010 – si rese infatti protagonista di una serie di affermazioni che irritarono progressivamente l'opinione pubblica e i media americani ma non solo. Come quando sembrò indulgere in autocommiserazione dichiarando al quotidiano New York Times: “Ma che cosa abbiamo fatto per meritarci questo?”. O quando affermò in televisione di volere “la propria vita indietro” (“E noi vorremmo l'ecosistema del Golfo indietro”, ironizzò, tra gli altri, un utente su YouTube). Non diversamente dai tecnici di Tepco oggi, Hayward si attirò le ire della stampa e dei cittadini americani a causa dei maldestri tentativi di minimizzare l'impatto della vicenda, una strategia che raggiunse il massimo dell'effetto boomerang in occasione di un'intervista al Guardian: “Il Golfo del Messico – disse il boss di BP al quotidiano inglese – è molto grande. Il volume di petrolio che stiamo riversando è piccolo in relazione al volume totale dell'acqua”.

IL SEDERE DI OBAMA
- Gaffe dopo gaffe, il risultato di questi passi falsi comunicativi fu che l'irritazione dei cittadini e dei media raggiunse presto le sfere più alte della politica americana e infine la Casa Bianca. “Quale sedere devo prendere a calci?”, domandò ad un certo punto Barack Obama durante il disastro della Deep Water Horizon, mostrando plateale insofferenza nei confronti dell'operato di Hayward: “Dopo quel genere di commenti non lavorerebbe più con me”, arrivò a dire il presidente degli Stati Uniti.365 giorni dopo, dall'altra parte del Pacifico non si registrano prese di posizione altrettanto dirette e colorite, ma anche in Giappone l'insofferenza per la gestione della comunicazione di Tepco ha raggiunto i vertici dello stato. Il primo ministro giapponese Naoto Kan, per esempio, ha pubblicamente bastonato l'azienda per non averlo immediatamente informato sull'esplosione seguita al terremoto. Mentre il capo di gabinetto dell'esecutivo Yukio Edano ha definto le errate comunicazioni sui livelli delle radiazioni “imperdonabili”.

SATIRA E PARODIE
- Infine, ultimo elemento di comunione tra le due società, sia le performance di gestione della crisi di BP che di Tepco hanno ispirato reazioni satiriche. Come l'ormai storico (e divertentissimo) account Twitter BpGlobalPr, una caustica e dissacrante parodia delle pubbliche relazioni dell'azienda inglese che ha superato in questi giorni i 175 mila “follower”. Un esempio che è stato replicato (con minor seguito e minor senso dell'umorismo, va detto) da Tepco_Ceo, un account Twitter gestito da un falso amministratore delegato di Tepco.
Compagne di sventura, insomma, e pure di sberleffi (subiti, ovviamente).

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