Libia, emergenza profughi alle frontiere
Londra predispone piani opzione militare
Il Cremlino: Gheddafi politicamente morto. Usa e Austria sequestrano beni libici. Stasera vertice a Palazzo Chigi
ROMA - Situazione tesissima al confine tra Libia e Tunisia, a Ras Jedir: i militari sparano in aria e usano i bastoni nelle resse per ottenere un pezzo di pane o per salire sugli autobus. Intanto continuano le pressioni internazionali su Gheddafi. L'ultima presa di posizione arriva dal Cremlino, che parla di un Gheddafi politicamente morto. La Gran Bretagna, secondo il Times, è pronta a inviare i caccia. Silvio Berlusconi in un'intervista al Messaggero invita alla cautela sull'esilio di Gheddafi.
La situazione alla frontiera tra la Libia e la Tunisia sta raggiungendo il punto di crisi, ha affermato a Ginevra l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr). Circa 70-75mila persone sono fuggite dalla Libia veso la Tunisia dal 20 febbraio. Ieri, 14mila persone hanno attraversato la frontiera: è «il numero più alto finora» e per oggi sono previsti altri 10-15mila arrivi. C'è un urgente bisogno di trasporti per scongiurare una crisi umanitaria. Oggi almeno 12mila profughi sono ammassati davanti alla recinzione al confine, un lembo di terra di soli 100 metri, per cercare di entrare in territorio tunisino. A stento l'esercito riesce a controllare la situazione. Per cercare di calmare la folla, i soldati lanciano pane e bottiglie di acqua al di là della recinzione. A presidiare la zona da giorni è solo l'esercito di Tunisi che riesce a stento a controllare le file di persone che si ammassano per avere cibo e acqua. Per ristabilire l'ordine i soldati continuano a sparare in aria e si teme che la situazione possa precipitare da un momento all'altro. Oltre alle file, da una parte quella per i viveri (un panino con tonno e spezie), e dall'altra per l'acqua, ci sono anche gruppi di profughi di diverse nazionalità, «armati» di numerose valigie e in gruppi sempre più numerosi che attendono di salire sugli autobus in partenza dal confine. In realtà i bus percorrono solo pochi chilometri dalla zona per cercare di sistemare i profughi da un'altra parte in quanto la tendopoli ormai è al collasso.
La ressa viene risparmiata a donne e bambini, che vengono fatti entrare da altro varco. Il resto della folla, una vera e propria marea umana chiusa in un recinto, deve attendere di passare attraverso cinque corridoi pedonali per accedere alla Tunisia. Il cancello resta comunque chiuso e chi passa lo fa scavalcando la recinzione con l'aiuto dell'esercito tunisino, la cui presenza appare esigua rispetto alla situazione.
A Tripoli l'esercito ha rafforzato la presenza lungo le strade che portano alla città e in quelle che portano ai due aeroporti. I posti di blocco in città gettano invece il traffico nel caos. Aperti molti negozi, così come scuole e uffici, ma la tensione è altissima. Questa mattina una trentina di camion con cibo e medicinali sono partiti in direzione Bengasi, ufficialmente per portare aiuto alla popolazione, secondo al Jazeera per intavolare trattative.
Gheddafi è «politicamente morto e non ha più posto nel mondo civilizzato»: lo ha dichiarato una fonte del Cremlino secondo il quale se ne deve andare. «L'uso della forza militare contro il proprio popolo è inaccettabile. Dmitri Medvedev sin dall'inizio ha valutato in modo negativo le reazioni dei dirigenti della Libia rispetto agli avvenimenti», ha detto la fonte del Cremlino. Il fatto che la dichiarazione del presidente su quanto stava accadendo in Libia sia arrivata solo alcuni giorni dopo il loro inizio, secondo la stessa fonte, si spiega con «un unico motivo: l'approccio responsabile verso il destino dei nostri cittadini che si trovavano in quel Paese».
La Gran Bretagna, in coordinamento con gli alleati della Nato, sta apprestando i piani per mandare caccia Typhoon della Raf in Libia e per armare le forze di oopposizione al regime. Il premier David Cameron - scrive oggi il Times - è andato oltre le posizioni dei suoi colleghi occidentali ordinando al capo di stato maggiore Generale Sir David Richards di predisporre i piani per la no-fly-zone sullo spazio aereo libico. I caccia britannici avrebbero il mandato di abbattere qualsiasi aereo libico che Gheddafi usi per bombardare il suo popolo. L'incarico al generale Richards era stato anticipato ieri dallo stesso Cameron in una comunicazione alla Camera dei Comuni. Secondo fonti militari la Gran Bretagna potrebbe impiegare gli Eurocaccia Typhoon per pattugliare la zona di non volo. I Typhoon dovrebbero partire sa una base aerea britannica a Cipro o da una base Nato nel Sud Europa, probabilmente in Italia. Cameron ha detto anche che il Regno Unito è pronto ad armare i ribelli. Quanto all'ipotesi dell'invio di truppe di terra, per Downing Street sarebbe l'ultima opzione.
Gli Stati Uniti aumentano la pressione su Gheddafi: premono per imporre una no-fly zone sulla Libia; considerano l'ipotesi dell'esilio per il leader libico; prendono i primi contatti con i ribelli; riposizionano le loro forze navali e aeree intorno alla Libia, e intanto congelano in America 30 miliardi di dollari che la Libia ha su conti americani. Anche l'Austria ha congelato beni del dittatore per 1,2 miliardi.
La Russa: giusto parlare di no fly zone. «Noi chiediamo che l'Europa sia parte in causa importante nel controllo dell'eventuale accresciuto flusso migratorio, perchè è giusto parlare di embargo, di no-fly zone; è doveroso ordinare, volere, pretendere che cessi ogni violenza contro le popolazioni ma poi occorre anche sobbarcarsi il peso dell'emergenza -ha detto il ministro al termine di una visita alla nave Mimbelli - Non bisogna lasciare all'Europa del Sud, in questo caso all'Italia, o a Malta, a Cipro, o alla Grecia il peso di un compito che riguarda tutti i Paesi europei, anzichè quelli del Nord Europa. All'Europa potrebbe essere affidato il compito di far rispettare l'embargo. Si parla anche di no-fly zone, ma siamo ancora in una fase fluida, che comporta una struttura veramente importante. Quindi l'Europa non sarebbe estranea, ma mi pare che siamo ancora lontani da una definizione».
Berlusconi terrà questa sera un vertice con numerosi ministri per analizzare la situazione in Libia, e più in generale in Nordafrica. La riunione è stata convocata intorno alle ore 20 a Palazzo Chigi. All'incontro oltre a Berlusconi e al sottosegretario Gianni Letta, dovrebbero partecipare il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello dell'Interno, Roberto Maroni, Angelino Alfano (Giustizia), Maurizio Sacconi (Lavoro), Altero Matteoli (Infrastrutture). Si tratta, spiegano fonti ministeriali, « di un secondo round sulla situazione in Libia e Nord Africa». Un'occasione per «analizzare la situazione sotto ogni punto di vista».
La situazione alla frontiera tra la Libia e la Tunisia sta raggiungendo il punto di crisi, ha affermato a Ginevra l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr). Circa 70-75mila persone sono fuggite dalla Libia veso la Tunisia dal 20 febbraio. Ieri, 14mila persone hanno attraversato la frontiera: è «il numero più alto finora» e per oggi sono previsti altri 10-15mila arrivi. C'è un urgente bisogno di trasporti per scongiurare una crisi umanitaria. Oggi almeno 12mila profughi sono ammassati davanti alla recinzione al confine, un lembo di terra di soli 100 metri, per cercare di entrare in territorio tunisino. A stento l'esercito riesce a controllare la situazione. Per cercare di calmare la folla, i soldati lanciano pane e bottiglie di acqua al di là della recinzione. A presidiare la zona da giorni è solo l'esercito di Tunisi che riesce a stento a controllare le file di persone che si ammassano per avere cibo e acqua. Per ristabilire l'ordine i soldati continuano a sparare in aria e si teme che la situazione possa precipitare da un momento all'altro. Oltre alle file, da una parte quella per i viveri (un panino con tonno e spezie), e dall'altra per l'acqua, ci sono anche gruppi di profughi di diverse nazionalità, «armati» di numerose valigie e in gruppi sempre più numerosi che attendono di salire sugli autobus in partenza dal confine. In realtà i bus percorrono solo pochi chilometri dalla zona per cercare di sistemare i profughi da un'altra parte in quanto la tendopoli ormai è al collasso.
La ressa viene risparmiata a donne e bambini, che vengono fatti entrare da altro varco. Il resto della folla, una vera e propria marea umana chiusa in un recinto, deve attendere di passare attraverso cinque corridoi pedonali per accedere alla Tunisia. Il cancello resta comunque chiuso e chi passa lo fa scavalcando la recinzione con l'aiuto dell'esercito tunisino, la cui presenza appare esigua rispetto alla situazione.
A Tripoli l'esercito ha rafforzato la presenza lungo le strade che portano alla città e in quelle che portano ai due aeroporti. I posti di blocco in città gettano invece il traffico nel caos. Aperti molti negozi, così come scuole e uffici, ma la tensione è altissima. Questa mattina una trentina di camion con cibo e medicinali sono partiti in direzione Bengasi, ufficialmente per portare aiuto alla popolazione, secondo al Jazeera per intavolare trattative.
Gheddafi è «politicamente morto e non ha più posto nel mondo civilizzato»: lo ha dichiarato una fonte del Cremlino secondo il quale se ne deve andare. «L'uso della forza militare contro il proprio popolo è inaccettabile. Dmitri Medvedev sin dall'inizio ha valutato in modo negativo le reazioni dei dirigenti della Libia rispetto agli avvenimenti», ha detto la fonte del Cremlino. Il fatto che la dichiarazione del presidente su quanto stava accadendo in Libia sia arrivata solo alcuni giorni dopo il loro inizio, secondo la stessa fonte, si spiega con «un unico motivo: l'approccio responsabile verso il destino dei nostri cittadini che si trovavano in quel Paese».
La Gran Bretagna, in coordinamento con gli alleati della Nato, sta apprestando i piani per mandare caccia Typhoon della Raf in Libia e per armare le forze di oopposizione al regime. Il premier David Cameron - scrive oggi il Times - è andato oltre le posizioni dei suoi colleghi occidentali ordinando al capo di stato maggiore Generale Sir David Richards di predisporre i piani per la no-fly-zone sullo spazio aereo libico. I caccia britannici avrebbero il mandato di abbattere qualsiasi aereo libico che Gheddafi usi per bombardare il suo popolo. L'incarico al generale Richards era stato anticipato ieri dallo stesso Cameron in una comunicazione alla Camera dei Comuni. Secondo fonti militari la Gran Bretagna potrebbe impiegare gli Eurocaccia Typhoon per pattugliare la zona di non volo. I Typhoon dovrebbero partire sa una base aerea britannica a Cipro o da una base Nato nel Sud Europa, probabilmente in Italia. Cameron ha detto anche che il Regno Unito è pronto ad armare i ribelli. Quanto all'ipotesi dell'invio di truppe di terra, per Downing Street sarebbe l'ultima opzione.
Gli Stati Uniti aumentano la pressione su Gheddafi: premono per imporre una no-fly zone sulla Libia; considerano l'ipotesi dell'esilio per il leader libico; prendono i primi contatti con i ribelli; riposizionano le loro forze navali e aeree intorno alla Libia, e intanto congelano in America 30 miliardi di dollari che la Libia ha su conti americani. Anche l'Austria ha congelato beni del dittatore per 1,2 miliardi.
La Russa: giusto parlare di no fly zone. «Noi chiediamo che l'Europa sia parte in causa importante nel controllo dell'eventuale accresciuto flusso migratorio, perchè è giusto parlare di embargo, di no-fly zone; è doveroso ordinare, volere, pretendere che cessi ogni violenza contro le popolazioni ma poi occorre anche sobbarcarsi il peso dell'emergenza -ha detto il ministro al termine di una visita alla nave Mimbelli - Non bisogna lasciare all'Europa del Sud, in questo caso all'Italia, o a Malta, a Cipro, o alla Grecia il peso di un compito che riguarda tutti i Paesi europei, anzichè quelli del Nord Europa. All'Europa potrebbe essere affidato il compito di far rispettare l'embargo. Si parla anche di no-fly zone, ma siamo ancora in una fase fluida, che comporta una struttura veramente importante. Quindi l'Europa non sarebbe estranea, ma mi pare che siamo ancora lontani da una definizione».
Berlusconi terrà questa sera un vertice con numerosi ministri per analizzare la situazione in Libia, e più in generale in Nordafrica. La riunione è stata convocata intorno alle ore 20 a Palazzo Chigi. All'incontro oltre a Berlusconi e al sottosegretario Gianni Letta, dovrebbero partecipare il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello dell'Interno, Roberto Maroni, Angelino Alfano (Giustizia), Maurizio Sacconi (Lavoro), Altero Matteoli (Infrastrutture). Si tratta, spiegano fonti ministeriali, « di un secondo round sulla situazione in Libia e Nord Africa». Un'occasione per «analizzare la situazione sotto ogni punto di vista».
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