16 apr 2011

Thyssen, l'ex operaio: "Giustizia è stata fatta"

Thyssen, l'ex operaio: "Giustizia è stata fatta"

Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo nell'acciaieria di Torino, commenta su Facebook la condanna a 16 anni per l'ad dello stabilimento. "Una sentenza non è mai una festa, ma questa è importante per la sicurezza sul lavoro" si legge tra i post


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(In fondo all'articolo i video sul processo Thyssen)

“Grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno sostenuto e ci sono stati vicini in questo lungo e doloroso percorso. Nulla era scontato, ma giustizia è stata fatta. Un pensiero particolare ai miei sette amici che da stasera potranno riposare con più pace e alla mia mamma che mi ha lasciato pochi giorni dopo la tragedia, ma vive insieme a loro, sempre nel mio cuore”.
Con queste parole Antonio Boccuzzi, ex operaio della Thyssen di Torino sopravvissuto al rogo che il 6 dicembre 2007 costò la vita a sette operai, commenta sul suo spazio Face ook la sentenza di primo grado che venerdì 15 aprile ha condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario Herald Espenhahn, amministratore delegato dello stabilimento.
Antonio Boccuzzi, parlamentare del Pd in carica dall’aprile 2008, è scoppiato a piangere in aula dopo la lettura della sentenza. La tensione era alta, è lui stesso a raccontarlo in Rete giovedì 14 aprile: “Ho il cuore che batte più forte del solito. L'attesa è estenuante, ma finalmente domani ci sarà la sentenza del processo Thyssen”.

Sette vittime, sei imputati, ottantotto udienze effettive (compresa l'ultima), un'accusa mai contestata prima d'ora per una tragedia sul lavoro: il processo Thyssenkrupp è entrato a tutti gli effetti nella storia della giurisprudenza italiana. “Giustizia è stata fatta” ripetono i familiari delle sette vittime. Il senso, però, è comunque quello di una giustizia dal volto triste. Sì, "perché i nostri figli non torneranno indietro" dichiara Isa Pisano, madre di Roberto Scola, operaio morto nel rogo. 
“Una condanna non è mai una vittoria o una festa – dichiara sul social network un’amica di Antonio - Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. E per la memoria di quelli che ci hanno lasciati".

La sentenza – Per Herald Espenhahn, amministratore delegato della multinazionale dell'acciaio, la condanna è a sedici anni e sei mesi di carcere. Su di lui pesava l'accusa più grave, l'omicidio volontario "con dolo eventuale": ha accettato il rischio di provocare un terribile incidente perché, sapendo che lo stabilimento di Torino avrebbe chiuso nel giro di pochi mesi, ha deciso di rinviare l'adozione di alcuni provvedimenti sulla linea 5, quella che poi andò a fuoco.

Dall’inferno in fabbrica alla condanna - Fiamme alte dieci metri, un inferno di fuoco. Era la notte del 6 dicembre 2007 quando allo stabilimento delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino in corso Regina Margherita divampò un devastante incendio alla linea 5. Un operaio, Antonio Schiavone, investito in pieno dal rogo, morì subito. Altri sette rimasero feriti. Si salvò lui, Antonio Boccuzzi, mentre morirono nei giorni successivi a causa delle gravissime ustioni altre sei persone: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino.
Una tragedia accaduta quando già era stata decisa, nei mesi precedenti, la chiusura della fabbrica e il trasferimento dei macchinari, tra cui proprio la linea 5, nella sede di Terni. Sarebbe stato un incendio di modeste dimensioni, causato da alcune scintille sulla linea che finirono su della carta, se non si fosse rotto un flessibile dal quale uscì olio.

“La linea 5 mi faceva impressione. Era un corridoio dove c’erano poche via di fuga. Era sempre buio, in alto non si vedevano nemmeno i vetri perché c’era sempre fumo”. Renato Virdis, ex operaio Thyssen , racconta così ai microfoni di SkyTg24 le condizioni nella fabbrica costata la morte a 7 amici e colleghi. (ASCOLTA LA TESTIMONIANZA)

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